L’Italia vieta gli allevamenti di animali per la produzione di pellicce

Da sempre gli animali sono stati utilizzati dall’uomo per il proprio sostentamento, attraverso l’utilizzo della carne per l’alimentazione e delle pelli per riscaldarsi. Nonostante la necessità di riscaldarsi sia ormai superata, l’utilizzo delle pelli degli animali non si è arrestato, sebbene abbia nel tempo subito una chiara battuta di arresto. Ciò è avvenuto per una sempre maggiore sensibilità del consumatore a quella che è la vita dell’animale.

Gli allevamenti degli animali per pellicce non si sono fermati, ma sono stati interessati da una intensa normativa di settore che ne ha regolamentato la gestione, e da un recente intervento che ne rivoluzionerà il settore.

Il settore degli allevamenti degli animali ha ricevuto specifiche normative, che mirano a una sempre maggior tutela degli animali e attenzione alle loro esigenze: in particolare, le modalità con le quali gli imprenditori agricoli debbano gestire gli allevamenti di animali, adottando misure adeguate per garantire il benessere dei propri animali e affinché non vengano loro provocati dolore, sofferenze o lesioni inutili; nonché delle apposite indicazioni per quanto riguarda l’allevamento di animali con il solo e principale scopo di macellarli per il valore della loro pelliccia: nello specifico, viene disciplinato lo spazio necessario per i visoni allevati in gabbia, con la previsione che a partire dal 1 gennaio 2008 l’allevamento di animali da pelliccia debba avvenire a terra in recinti opportunamente costruiti e arricchiti, capaci di soddisfare il benessere degli animali, e avere almeno una tana per ciascun animale presente nel recinto.

Dunque, sono ormai più di 20 anni che gli allevatori di animali da pellicce devono evitare quei trattamenti che, fatti magari per risparmiare sui costi o per migliorare la qualità della pelliccia, ledevano in maniera eccessiva il benessere degli animali mentre erano in vita. Per quanto in maniera limitata, tali previsioni costituivano di certo una novità nel panorama degli allevamenti.

Tale disciplina è destinata ormai ad essere superata dalla radicale riforma contenuta nella legge di bilancio 2022, n. 234, del 30 dicembre 2021, che, al comma 980 dell’art. 1 vieta l’allevamento, la riproduzione in cattività, la cattura e l’uccisione di visoni, volpi, cani procione, cincillà e di animali di qualsiasi specie per la finalità di ricavarne pelliccia.

Quindi dal 1° gennaio 2022 sono radicalmente vietati tutti gli allevamenti di animali ma anche le attività di caccia aventi la finalità di ottenere pellicce.

Al successivo comma 981 viene concessa comunque la possibilità, per gli allevamenti autorizzati alla data di entrata in vigore della legge, di continuare a detenere gli animali già presenti nelle strutture per il periodo necessario alla loro dismissione e in ogni caso non oltre il 30 giugno 2022: una disposizione di transizione necessaria per gli ultimi allevatori ancora presenti nel territorio italiano.

Come è evidente, si tratta di una novità di rilievo che determina la cessazione di un intero settore produttivo della filiera dell’abbigliamento.

Con la nuova disciplina, l’Italia si aggiunge ai già numerosi paesi che hanno vietato gli allevamenti di animali da pelliccia: fra questi, Austria, Danimarca, Olanda, Slovenia, Croazia, Bosnia, Inghilterra, Scozia e Irlanda del Nord; è da immaginare che, nel futuro prossimo, altri stati si aggiungeranno alla lista.

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