Cane tenuto legato a catena. No grazie!

Alcune regioni vietano la detenzione del cane a catena, come per esempio in Campania dove la normativa prevede espressamente una sanzione pecuniaria che può arrivare fino a 2.000 euro in caso di trasgressione.
Anche diversi comuni bacchettano questa modalità di detenzione inserendo divieti specifici nei regolamenti per la tutela degli animali.
Ma attenzione, non è da escludere la responsabilità penale per fatti di questo tipo.
Famosa è una sentenza di condanna per maltrattamento di animali nei confronti di un uomo che aveva lasciato i suoi tre cani legati a una catena così corta da procurargli lesioni al collo, oltre che arrecare solitudine perché abbandonati in un campo con il solo riparo di un trattore.
La difesa aveva tentato di far leva su uno stato di necessità per escludere la responsabilità del proprietario, sostenendo che l’uomo era malato e non poteva recarsi dai cani per provvedere ai relativi bisogni. Tesi non accolta dal Tribunale che richiama la necessità di tutelare sempre il benessere degli animali eventualmente delegando altre persone o segnalando alle autorità la propria indisponibilità.
Ricordiamo, infatti, che se ci troviamo in una situazione di necessità che ci rende impossibile provvedere ai nostri animali, possiamo e dobbiamo chiedere aiuto: pensiamo ai difficili periodi legati alla pandemia, nei quali diversi volontari formati, tra cui gli Angeli Blu dell’OIPA, aiutavano persone in difficoltà provvedendo agli animali.
Auspichiamo che il legislatore proceda presto a predisporre una legge, a livello nazionale, che vieti l’utilizzo di catena o altro strumento similare nella detenzione (anche temporanea!) del cane o di qualsiasi altro animale da compagnia.

A cura di
Claudia Taccani
Avv. e Responsabile Sportello Legale OIPA Italia Odv

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