Donne e animali: un amore da raccontare

Oggi parliamo di donne e amore animale, alcune di loro sono diventate delle vere e proprie icone della difesa dei diritti degli animali. Chi resa celebre da splendide pellicole, come Dian Fossey, raccontata nella sua autobiografia “Gorilla nella Nebbia” e immortalata nell’altrettanto intensa pellicola omonima rendendola celebre al pubblico e altre meno conosciute come Lek Chailert, la “sussurratrice di elefanti”.

Sei storie di emancipazione femminile e passione per gli animali, che vogliono raccontare e ricordare che, l’amore per gli animali e la lotta per la loro difesa, si possono fondere con il diritto di ogni donna di decidere del proprio destino e perseguire le proprie cause, diventando esempi di determinazione e sacrificio, anche a scapito della loro vita stessa.

Gill Dalley e la sua lotta per i cani

Chissà se, i coniugi Dalley, mentre prendevano il primo volo da Leeds a Phucket, per un’esotica avventura in Thailandia, avrebbero mai immaginato che sarebbero arrivati a fondare una ONG in difesa dei randagi, la Soi Dog Foundation, ed influenzare anche la politica ed il governo thailandese nell’adottare leggi per proteggerli e salvaguardare i loro diritti.

Gill e John, si sono spesi anima e corpo contro l’ignobile pratica della tratta clandestina della carne di cane e gatto, ancora radicata nella cultura del sud est asiatico, arrivando a salvare centinaia di migliaia di loro e educare alla pratica della sterilizzazione dei randagi.  “Soi” significa strada in Thai in riferimento al fatto che gli stretti vicoletti brulicano di randagi, che vengono prelevati allo scopo di renderli carne da macello.

Quando fondarono la loro ong nel 2004, con l’aiuto di un’altra donna eccezionale, Margot Homburg Park, forse Gill e John non avrebbero mai pensato che sarebbero arrivati a mobilitare l’opinione pubblica e celebrità, come Judi Dench, per sensibilizzare sulle pratiche crudeli che affliggono i macelli clandestini.

È nel 2014 che la Soi Dog Foundation riesce ad attuare un programma di sterilizzazione di massa e introduce la prima legge sul benessere degli animali in Thailandia, intitolata “Prevention of Animal cruelty and provision of animal welfare act”, una conquista dopo anni di lotta, battaglie e difficoltà, anche personali.

Gill, nel salvare un cane durante il catastrofico maremoto del 26 dicembre 2004, che ha devastato le coste di quella parte di Thailandia, contrasse una rara forma di setticemia che le fece perdere ambedue gli arti inferiori. Nonostante la perdita di entrambe le gambe, non si perse d’animo e prosegui il suo incessante attivismo. Un aneddoto: Gill poco dopo l’amputazione incontrò Cola, un meticcio di strada a cui avevano amputato le gambe e rimasero inseparabili fino alla morte della sua padrona, avvenuta nel 2017. Oggi la Soi Dog Foundation, presieduta dal marito John e dalla socia Margot, prosegue la sua attività in difesa dei diritti di chi non ha voce, salvando centinaia di animali ogni anno.

Dian Fossey – La signora dei gorilla

L’americana Dian Fossey è forse la più celebre paladina animalista della storia contemporanea. Resa celebre dal film con un’altra icona di “woman empowerment” Sigourey Weaver, tratto dalla sua autobiografia “Gorilla nella Nebbia”, è stata tragicamente uccisa il 26 dicembre 1985 dai bracconieri.

Dian ha pagato con la vita la sua lotta per la difesa dei gorilla di montagna e il suo incondizionato amore per questi giganti così simili all’uomo.

Dian era una zoologa, la quale, per la prima volta si approcciò allo studio di questi misteriosi primati con un approccio innovativo e anticonformista, arrivando ad interagire con il loro branco e osservandoli fondendosi con loro, tra il Congo e l’Uganda.

Una ricercatrice illuminata ed una donna straordinaria, che con l’aiuto della rivista National Geographic ottenne i finanziamenti per costruire un campo base sulle montagne del martoriato Congo.

L’ex colonia belga è ancora terra di corruzione e crudeltà, quel “Cuore di Tenebra” raccontato 100 anni prima da Arthur Conrad e le cui cicatrici sociali, portarono Dian a rendere pubbliche e agli occhi del mondo occidentale non solo il bracconaggio selvaggio, ma la tratta dei cuccioli di gorilla, nel totale silenzio delle autorità congolesi complici dei commercianti, ignari dei danni irreparabili per l’ambiente e per questa specie in via d’estinzione.

Quando Dian decise di spostarsi verso il Ruanda, sempre con l’appoggio del National Geographic, si legò sentimentalmente con il fotografo della rivista Bob Campell e crearono un connubio straordinario che portò a testimonianze fotografiche e video uniche sulla vita dei gorilla di montagna e lo studio delle loro dinamiche sociali, sensibilizzando sempre di più contro il bracconaggio.

Dian mostrò un amore, una grinta ed un coraggio tale che i suoi nemici definirono folle e che la portò ed essere uccisa a colpi di machete il 26 dicembre del 1985, non prima di aver assistito all’uccisione suo gorilla preferito.

Non solo Dian arrivò a pagare con la sua stessa vita la sua causa ma il suo sacrificio non ebbe giustizia neppure dopo la sua morte: non vennero aperte indagini e i suoi assassini rimasero a piede libero, continuando ad arricchire i commercianti di trofei.

Oggi la ricordiamo tra le donne che hanno combattuto a lungo in nome di forti ideali, la cui causa, da oltre 30 anni ha portato a conoscere meglio e amare questi “cugini” affascinanti e misteriosi e difenderli dal pericolo di estinzione.

Jill Robinson e gli orsi della Luna

Nata e cresciuta in Inghilterra, Jill Robinson, era sempre stata una persona che aveva cuore i diritti degli animali.

Da bambina era volontaria in uno studio veterinario e decise di trasferirsi a metà degli anni’80 ad Hong Kong, per lavorare all’ International Found of Animal Welfare (il fondo internazionale del benessere animale), concentrandosi su Cina e Corea del Sud.

Un giorno, visitando una fattoria di bile, in Cina, incontra un orso imprigionato. Dopo questa esperienza, decide di fondare Animals Asia Foundation, che si batte per la salvaguardia degli orsi della luna, la specie di orso più cacciata e trafficata al mondo, creature sottoposte ad atroci sofferenze nelle fattorie della bile asiatiche.

La bile degli orsi è ritenuta una sostanza in grado di curare numerose patologie per la medicina tradizionale cinese, ed è altamente richiesta come farmaco tradizionale. La bile è ricavata con metodi crudeli, se non vere e proprie torture a cui queste povere creature sono sottoposti, da vivi, al limite di un film horror. Circa 10.000 orsi asiatici sono imprigionati per questo scopo, in tutta l’Asia, soprattutto in Cina e Vietnam.

Jill fonda nel 1993 l’Animals Asia, e per i successivi 7 anni non solo diffonde e sensibilizza sull’argomento ma arriva a negoziare con il governo cinese. Nel 2000 riesce a fare liberare ufficialmente 500 orsi dalle autorità. È stata la prima volta che il governo collabora ufficialmente per il benessere di questi animali e ciò rappresenterà una svolta epocale per la causa di Jill.

Ad oggi, la Animals Asia Foundation ha santuari in Cina e Vietnam e le autorità statali collaborano con la ong per fermare questa pratica e salvare questi straordinari animali, arrivando a liberare gli ultimi 1000 orsi ancora in gabbia in Vietnam nel 2020 e facendo chiudere le ultime fattorie di bile in questo stato. 

Sangdeaun Lek Chailert – La regina degli elefanti

Lek Chailert è nata nel 1961 in un piccolo villaggio di Baan Lao. Suo nonno, uno sciamano, guariva la gente della sua comunità e si prendeva cura degli animali feriti, spesso elefanti.

Imprenditrice e attivista per la salvaguardia degli elefanti Thailandesi, spesso vittime di abusi, non a caso viene chiamata “la sussurratrice degli elefanti, “the elephant whisperer”.

Negli anni 90 fonda l’Elephant Nature Park e l’Elephant Nature Park, un santuario in cui gli elefanti vivono in libertà e come lei stessa afferma “dove gli elefanti anziché trasportare i turisti pigri possono farsi il bagnato e giocare tra di loro”, tra le incantevoli montagne vicino a Chiang Mai, meta turistica di punta in Thailandia.

La sua attività l’ha portata ad essere nominata dalla rivista Time “Eroe dell’Asia” nel 2005, mentre la Ford Foundation l’ha annunciata come “Eroe del pianeta”. È apparsa su National Geographic, Discovery Channel, Animal Planet, CNN, BBC, allo scopo di arginare la deplorevole pratica dello sfruttamento degli elefanti asiatici a fini turistici ed ammirare ed interagire con queste splendide creature garantendone il loro benessere.

Sara Turetta – Una vita per i cani in Romania

Sara, milanese di nascita, è sempre stata volontaria nei canili limitrofi ma è con un viaggio in Romania nell’estate del 2001 che la sua vita cambia.

Impiegata in una prestigiosa agenzia di pubblicità a Milano, Sara nel 2002 dà le dimissioni e decide di dedicarsi esclusivamente alla drammatica situazione dei randagi romeni, verificata di persona durante il suo viaggio. È così che fonda la Save the dogs and other animals, e da allora Sara si divide tra l’Italia e la Romania, occupandosi a tempo pieno di dirigere la sede milanese dell’associazione e svolgendo attività di lobbying a livello internazionale.

Sara, grazie alla sua associazione, ha incrementato drasticamente le campagne di sterilizzazione di massa e ha intrapreso una intensa attività di lobby, in difesa dei cani randagi rumeni, una vera e propria piaga sul territorio e gestita con pratiche inumane.

Sara, ad oggi, è stata insignita di diversi premi, tra cui il premio Donne, Pace e Ambiente-Waangari Mathai e il Clarissa Baldwin International Award for Excellence in Animal Welfare (premio di eccellenza per il benessere animale) non a caso donna anche Lei!)

Sono tutte storie di donne eccezionali, che grazie al loro amore per gli animali hanno raggiunto obiettivi importantissimi e fondamentali, con la loro forza di volontà e spirito combattivo, arrivando a cambiare opinioni e vincere battaglie cruciali per il benessere dei nostri amici animali.

Non a caso, uno dei saggi di emancipazione femminile più famosi si intitola “donne che corrono con i lupi”, ma questo è un’altra storia!

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