Derattizzazione e gatti liberi. Come prevenire il pericolo

Rispondiamo a un quesito che ci è stato posto da un condomino, amante di animali che segue diversi gatti, preoccupato perchè nel proprio cortile sono state installate delle trappole per la derattizzazione e teme per l’incolumità dei randagi.

Il problema è che nei pressi dell’edificio vivono almeno un paio di colonie feline, non sono ufficiali, nel senso che non sono mai state segnalate al Comune per il censimento, ma l’amministratore è perfettamente a conoscenza della loro esistenza. 

Ci sono margini di manovra per costringere alla rimozione delle trappole?

Ecco il nostro suggerimento.

Anzitutto è bene premettere che generalmente le attività di deratizzazione sono seguite da ditte specializzare e gli strumenti sono utilizzati nel rispetto delle prescrizioni d’uso che, appunto, evitano il danneggiamento o morte di altri animali.

Vietato il fai-da-te… nel senso che nessun condomino può spargere polverine o installare trappole arbitrariamente in quanto le stesse possono essere potenzialmente pericolose e deve essere seguito un iter ben preciso per evitare danni.

I gatti liberi – di colonia riconosciuta o meno – sono comunque tutelati per legge: in questi casi consigliamo quindi di scrivere al condominio e al comune, segnalando la presenza di gatti randagi e chiedendo di accertare che il piano di deratizzazione messo in atto non sia pericoloso per la colonia di gatti.

A Milano, un amministratore di condominio poco attento a determinate procedure, è stato diffidato in quanto aveva autorizzato, senza preavviso e con strumenti di dubbia legittimità, la deratizzazione nelle parti comuni dell’edificio, con grave pericolo, ma per fortuna senza alcun danno, di alcuni cani presenti in condominio.

Non erano stati affissi cartelli per avvertire i condomini ed era stata sparsa per il condominio una polvere anti scarafaggi senza in alcun modo prestare attenzione alla possibilità che animali e bambini potessero annusarla – toccarla, con tanto di contestazione da parte dei residenti premurosi.

Ricordiamo che il maltrattamento di animali, reato previsto nel nostro codice penale, è integrabile con il “dolo”, ossia con l’intenzione di voler verificare il danno ma,  tuttavia, si può essere responsabili anche quando l’azione viene posta in essere nonostante l’avvertimento che la medesima può essere pericolosa. 

Il consiglio? In casi di questo tipo scrivere immediatamente all’amministratore e agli enti interessati per pretendere tutela e prospettare eventuale azione in caso di esito negativo.

A cura di 

Claudia Taccani 

Avv. e Responsabile Sportello Legale OIPA Italia Odv

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