Sfattoria – Si poteva evitare il caso? La nota del ministero, la perizia di 6 associazioni. vertice col commissario. Cosa deve cambiare nell’animalismo e nelle istituzioni

di Stefania Piazzo – La premessa: noi stiamo dalla parte degli animali. Sempre. Un po’ meno dalla parte degli uomini che sbagliano. La vicenda drammatica della Sfattoria degli ultimi è l’occasione emblematica per riflettere su cose importanti. Su cosa fare e cosa non fare, in futuro, per salvare la vita degli animali.

Il fatto è noto. Lunedì 8 agosto la Sfattoria degli ultimi si è vista notificare un provvedimento dell’Asl Roma1 che dispone l’abbattimento dei maiali e dei cinghiali ospitati nella struttura di via Arcore a Roma, circa 140 animali. E’ una bomba mediatica. Si mobilitano importanti associazioni, il mondo animalista insorge.

Chi giudica si rifà ad un’ordinanza del commissario straordinario prevista dalle misure per il contrasto alla peste suina, da qui l’indicazione di sopprimere gli animali.

In più la Sfattoria occupa abusivamente una struttura e, nonostante tentativi di mediazione, pare non si sia riusciti a trovare la quadra per una alternativa con gli enti locali interessati spostando gli ospiti altrove.

Si può dire che questo caso sia una sconfitta, in generale, per le istituzioni? In buona parte, lo si può affermare. Ma in caso di epilogo peggiore, lo è anche per il volontariato animalista. Tutti perdono.

La vicenda chiede alle battaglie per i diritti degli animali di fare un salto di qualità, e di evolvere l’approccio al welfare animale in modo sempre più professionale e meno sentimentale, emotivo. E’ necessario per poter mettere in sicurezza ciò che si ama. Tutti, devono studiare un po’ di più.

Chi si prende la responsabilità di salvare dalla morte animali come questi, oggi e in futuro?

Cerchiamo in questo dossier di ripercorre i fatti, la cronologia degli eventi. Ma appunto perché è una vicenda scivolosa, qualche domanda, più per un futuro migliore che per un presente predestinato, occorre farla.

PRECEDENTI?

Quelli mossi alla Sfattoria sono rilievi recenti, ma ne erano stati avanzati altri, in due anni di attività? E se sì, nella seconda ipotesi, sarebbe stato possibile accertarsi, verificare, aiutare che tutte le caselle andassero al posto giusto?

Partiamo dal fondo, ovvero da una nota del ministero della Salute del 12 agosto scorso sulla spinosa vicenda. Il ministero sposa la causa dell’abbattimento. E offre una via d’uscita solo a due animali sui 140 presenti. Due. Un numero bizzarro. Ci sono precedenti nel quadro europeo?

IL MINISTERO DELLA SALUTE: CI SAREBBE QUADRO DI ILLEGALITA’, CON ANIMALI NON TRACCIATI

La lunga lettera del ministero indirizzata al sindaco di Roma, alla Lav, al presidente della Regione Lazio, alle autorità sanitarie di Roma, pur con il condizionale, sottolinea una condizione di “mancata tracciabilità e origine degli animali”, “detenuti in condizione di illegalità sotto diversi profili”. E’ un parere insindacabile? Vie d’uscita non ve ne sono altre?

Sono solo domande. Diamo per scontato che tutti abbiano fatto la loro parte e che quanto accaduto sia solo un crudele destino dovuto alla Psa. Perché il parlare di “carenza di misure di biosicurezza”… è invece una condanna senza appello alla gestione della struttura. Come stanno le cose?

Insomma, è un terreno nuovo, una frontiera inedita. Cambierà qualcosa dopo questo caso nazionale? Ad oggi esistono anagrafi suddivise per specie, anagrafi dpa e non dpa ovvero per animali produttori o non produttori di alimenti per uso umano. Il pilastro è il regolamento per l’identificazione e la registrazione delle strutture degli animali e delle strutture.

Oggi regna sovrano il regolamento comunitario 2016/429, (“EU Animal Health Law” / “Normativa in materia di sanità animale”), relativo alle malattie animali trasmissibili. Prevede la registrazione e il riconoscimento degli stabilimenti e dei trasportatori, i movimenti e la tracciabilità degli animali, del materiale germinale e dei prodotti di origine animale nell’Unione. E per un santuario, quale regolamento vale?

Come si arriva al controllo? Gli animali devono essere tracciabili, devo sapere dove sono e chi ne è il responsabile. Il Sistema Informativo Anagrafe Zootecnica fa capo all’Istituto zooprofilattico di Teramo. Esiste anche una anagrafe dei suini, ad esempio. Gli animali sono riconosciuti attraverso transponder. Ma andiamo avanti. Torniamo alla cronologia.

CHIUDERE IN FRETTA, LA LEGGE ORA OFFRE UNA PIETRA SOPRA SU CASO CONTROVERSO?

Il solo fatto che l’epilogo sia arrivato nel mese dove si stacca la spina per antonomasia, apre a un po’ di interrogativi. Non pare un indizio di “rimedio una volta per tutte” a questioni non risolte, un intervento “risolutivo” ora dettato dalla legge?

Può apparire come un “adesso il tempo è scaduto, chiudiamola qui!” – davanti ad un quadro critico e noto ma passato per lungo tempo pare in second’ordine -, mentre in questi giorni il paese sonnecchia in spiaggia?

Se, come riporta il ministero della Salute, rilanciando i rilievi dell’Asl 1 di Roma, ci sarebbero state situazioni non tollerabili, in questi anni la veterinaria pubblica non è riuscita a porvi rimedio? Quali gli ostacoli, nel caso?

Diamo per scontato che gli animali ospiti siano stati sterilizzati. Giusto? Per evitare la moltiplicazione di pani e pesci. Andiamo avanti con la cronaca.

L’IMPROVVISA… ORDINANZA DELL’ASL1

La notizia che ha risvegliato dal torpore è stata l’ordinanza dell’Asl 1 di Roma. “Improvvisamente”, si fa per dire, l’8 agosto scorso, viene comunicata una notifica di abbattimento di tutti gli animali del santuario che ospita maiali e cinghiali.

Parte il ricorso al Tar del Lazio. Si mobilita una task force di associazioni. Chi prima non sapeva, nell’opinione pubblica, ora sa. Ma cosa sa?

Recita la prima nota accorata dell’Oipa assieme a Enpa. Leal, Leidaa, Ldnc e Tda, che “Gli animali ospiti del santuario, tutti sottratti a un triste destino, sono animali sani, controllati, censiti dalla Asl stessa, non destinati al “consumo alimentare”. Al contrario, sono animali che incontrano nelle visite guidate grandi e piccoli, facendo conoscere esseri che meritano, come i cani e i gatti delle nostre case, rispetto ed empatia”. E il presidente Massimo Comparotto da subito afferma: “Aderiamo con la nostra rete di volontari alla strong mobilitazione nazionale per chiedere la revoca del provvedimento al direttore generale e ai dirigenti della Asl”. Le associazioni intervengono ad adiuvandum nel ricorso presentato dai gestori della Sfattoria degli ultimi.

RICORSI E CONTRORICORSI, TAR E LA TASK FORCE DELLE 6 ASSOCIAZIONI IN CAMPO

Il 12 agosto il Tar rigetta il ricorso. Parte un nuovo “controricorso”.

“Senza neanche entrare nel merito, Il Tar Lazio ha rigettato l’istanza di sospensiva dei titolari della Sfattoria degli ultimi, che lunedì si sono visti notificare un provvedimento dell’Asl Roma1 che dispone l’abbattimento dei maiali e dei cinghiali, ospitati nella struttura di via Arcore a Roma: in tutto circa 140 animali”. Lo scrivono Enpa, Leal, Leidaa, Lndc, Oipa e Tda. ” Il giudice monocratico non ha preso in esame le ragioni avanzate dai titolari e dalle associazioni animaliste…”.

A Ferragosto, ci conferma l’avv. Claudia Taccani, responsabile legale per Oipa, si lavora ai ricorsi. Tra uffici legali è un lavorio ininterrotto, per costruire una base legale e di perizie per fermare l’abbattimento. E ribaltare i rilievi dei controlli. E’ un passaggio obbligato, carico di timori e speranza.

SOSPIRO, PROVVISORIO, DI SOLLIEVO

Il 13 agosto il Tar del Lazio accoglie la richiesta di sospensiva urgente del provvedimento di abbattimento firmato dalla Asl Roma 1 in data 8 agosto e fissa per il 14 settembre la data dell’udienza per approfondire la questione, chiedendo alla Asl il deposito di altri documenti.

Ancora, il Tar il 17 agosto, stabilisce che l’Asl Roma 1 possa valutare se abbattere o no gli animali presenti nel santuario a prescindere dalla documentazione che avrebbe dovuto essere presentata ed esaminata il 18 agosto secondo il decreto del 14 agosto. Le associazioni rilanciano: “Auspichiamo che quanto disposto non conduca ad abbattimenti in una struttura dove lo stesso Tar riconosce non esservi un focolaio di Psa attivo”. E l’avvocato

dello Studio Curtis Mallet Prevost Colt & Mosle LLP, che segue il ricorso delle associazioni, dichiara: «Il decreto in esame accerta che l’azione amministrativa è stata eseguita in violazione dell’art. 12, co. 2, del Regolamento (UE) 2020/687 e, per l’effetto, ha sospeso l’efficacia del provvedimento di abbattimento dell’8 agosto 2022. Inoltre, impone all’Asl di svolgere un monitoraggio dello stato di salute dei suidi presenti nel rifugio, valutando se esistono effettivamente casi in cui è consentito l’abbattimento. Non autorizza gli abbattimenti in generale nel rifugio, dispone semplicemente che l’autorità sanitaria compia nuovi accertamenti essendosi i precedenti rivelatisi erronei. In ragione della diversa lettura che l’Asl ha diramato, stiamo comunque considerando se proporre un’istanza di modifica». 

Qualcuno deve prendersi la responsabilità…

Ma la decisione dell’Asl arriva un giorno prima della data prevista per la presentazione della documentazione da parte della Sfattoria a supporto delle motivazioni per la salvaguardia degli animali. In un comunicato congiunto, le associazioni Enpa, Leal, Leidaa, Lndc, Oipa, e Tda auspicano ancora “che quanto disposto non conduca ad abbattimenti in una struttura dove lo stesso Tar riconosce non esservi un focolaio di peste suina africana attivo. Auspichiamo che l’Asl consenta anche alle controparti di depositare propri documenti e chiarimenti affinché possa instaurarsi un equo contraddittorio e che manifesti essa stessa la volontà di trovare soluzioni alternative che consentano la salvezza di animali sani, chiusi in recinti, iscritti all’anagrafe e costantemente controllati”.

TEMPO SCADUTO, FORSE…

Il 18 agosto il Tar del Lazio conferma la sospensiva, ma lascia aperta la possibilità all’Asl di procedere all’abbattimento in caso di presenza di Psa. “Grazie poi in seguito al deposito della nostra perizia – racconta l’avv. Taccani dell’Oipa – è stata confermata la sospensione”.

Il rifugio per il momento è tenuto a “monitorare lo stato di salute degli altri maiali già sequestrati e avviati alla profilassi, valutandone la pericolosità attuale ed effettiva e, se del caso, provvedendo per l’abbattimento”.

OPERATO ASL DA SEMPRE LEGITTIMO

Antonino Galletti, responsabile legale Asl Roma 1, all’Ansa spiega però che viene confermata la legittimità dell’operato dell’azienda, “che ha agito in doveroso ossequio con la disciplina vigente dettata dal legislatore eurocomunitario ed italiano, dal ministero della Salute, dal commissario straordinario per la peste suina e dal prefetto”.

OCCUPAZIONE ABUSIVA, REGIONE NON HA MAI ACCOLTO PROPOSTE?

Il 18 agosto all’agenzia Nova, Emanuele Zucchini, portavoce dei volontari della “Sfattoria” (immortalato sui social con in braccio un cinghialetto), spiega come l’iniziativa sia nata spontaneamente da un gruppo di animalisti circa due anni fa, con l’obiettivo di salvare maiali vittime di maltrattamenti o sottratti ad allevamenti abusivi, accogliendoli nella struttura abbandonata di proprieta’ di Astral, vicino alla Flaminia, in prossimità di Sacrofano.

“Siamo disposti a cedere su tutti i fronti – afferma l’animalista – pur di trovare una soluzione che non comporti l’uccisione degli animali”. In questi giorni è stato più volte sottolineato che la struttura in cui accolgono gli animali sia stata occupata abusivamente. “E’ vero. Non ci sottraiamo a questa responsabilità. Però, dopo l’occupazione, ci siamo autodenunciati chiedendo alla proprietà Astral di essere regolarizzati dicendoci pronti anche al pagamento di un canone di affitto”.

“Siamo pronti ad andarcene in un altro sito portando via tutti gli animali. Del resto avevamo già proposto alla Regione Lazio la nostra ‘ricetta’ per risolvere il problema dei cinghiali a Roma. Eravamo, e siamo disposti, ad occuparci di un’area di proprietà della Regione, anche in montagna, in cui portare i cinghiali che si avvicinavano ai centri urbani, ovviamente senza ucciderli, ma sterilizzando i maschi. Il vero problema dei cinghiali, infatti, è la loro capacita’ di proliferare. Una femmina partorisce mediamente 6 o 7 cuccioli 3 volte l’anno. Quantomeno, con questo sistema avremmo arginato il problema cinghiali nelle citta’. Nessuno, però, ci ha dato ascolto”.

DEROGHE IN LIGURIA E PIEMONTE, SI SALVANO SOLO IN DUE

Il ministero nella nota del 12 agosto dice però anche altro. E parla di deroghe regionali. Ma il Lazio non è contemplato.

Poi arriva un tetto. Eccolo. E’ sempre indicato nella nota ministeriale del 12 agosto scorso.

SOSPESI GLI ABBATTIMENTI

E’ il 19 agosto, e grazie all’istanza e alla perizia di Oipa, Enpa, Leal, Leidaa, Lndc, e Tda, rappresentate dall’avvocato Giuseppe Calamo dello Studio Curtis Mallet Prevost Colt & Mosle LLP., la prima fase della controversia si conclude con la vittoria di quest’ultima e delle associazioni: gli abbattimenti sono definitivamente sospesi fino al 12 settembre, data in cui è fissata la decisione collegiale. Lo stabilisce un nuovo decreto del Tar del Lazio.

Le stesse associazioni hanno scritto al commissario per la lotta alla Peste suina africana, Angelo Ferrari, alla Regione Lazio e al Comune di Roma, chiedendo di partecipare al tavolo tecnico che, secondo fonti di stampa, dovrebbe occuparsi a breve della vicenda, ovviamente prima del 12 settembre e dopo il 25 agosto.

“Il giudice – si legge nell’articolata nota – correggendo totalmente quanto disposto in precedenza, non solo ha chiarito che gli abbattimenti dei suidi non sono autorizzati, ma ha anche imposto all’Asl di confrontarsi con la titolare della Sfattoria e con le associazioni per garantire con adeguate prescrizioni tecniche la salvaguardia degli animali: un vero e proprio “ribaltone” rispetto all’ultimo decreto, che prescriveva il monitoraggio ed eventualmente l’abbattimento.

Dispone infatti il magistrato che l’Azienda sanitaria, “nelle more della decisione collegiale sull’istanza cautelare, debba perseguire l’interesse pubblico inteso alla prevenzione epidemiologica monitorando la situazione e prescrivendo tutte le misure precauzionali e le soluzioni di natura tecnica – che la parte privata dovrà rispettare offrendo la massima collaborazione, eventualmente anche in funzione propositiva – in modo da consentire la salvaguardia dei suidi e l’isolamento assoluto degli stessi”. L’istanza della ricorrente e delle associazioni è dunque accolta e il decreto cautelare del 16 agosto è integrato in questo senso fino alla Camera di Consiglio del 12 settembre prossimo. In attesa degli sviluppi, le associazioni intervenute esprimono la propria soddisfazione”.

RETROMARCIA MINISTERO SUL LIMITE DI DUE ANIMALI DA SALVARE

Ed ecco un nuovo colpo di scena, il 23 agosto. E’ la retromarcia del ministero della Salute sul numero di 2 animali che si potevano salvare.

Ne dà notizia subito ancora Oipa.  Chiarendo le precedenti disposizioni sulle Misure di controllo e prevenzione della peste suina africana, spiega ora che è consentito ai rifugi detenere  più di due suidi in rifugi e santuari. 

In particolare, si legge nel documento ministeriale: “Con riferimento al dispositivo in oggetto, si chiarisce che lo stesso è applicabile esclusivamente a quelle situazioni in cui privati cittadini tengono presso le proprie residenze o abitazioni private fino a un massimo di due suini per finalità diverse dagli usi zootecnici e dalla produzione di alimenti. Pertanto le disposizioni contenute nel provvedimento citato non sono applicabili a rifugi per animali, né ad altre situazioni in cui gli animali sono tenuti per scopo ricreativo, dimostrativo, culturale e altro”.

SI POTEVA EVITARE?

Come si è arrivati sin qui e, soprattutto, si poteva evitare? Poteva esserci nei due anni passati una visione di prospettiva più ampia, nella gestione del caso? Conta poco spartire torti e ragioni. Cambierà qualcosa nella gestione dei santuari la fine di questa odissea? 

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