Edoardo Stoppa: Così nasce Zampylife, l’app etica con 2 cuori. Telemedicina e pet sitting nuova frontiera

di Stefania Piazzo – L’amore per gli animali è contagioso. Non si accontenta, allarga i propri confini, etici e non solo. L’app Zampylife nasce così. Oggi, si direbbe, è virale. E si sta attrezzando per andare lontano. La start up e il portale che Edoardo Stoppa ha voluto creare viene da lontano, è l’evoluzione naturale e il bisogno di dare un seguito strutturato e moderno, etico e di servizi innovativi, ad una storia irripetibile e pionieristica che per prima entrò nelle case di tutti gli italiani alle otto e mezza di sera, quando con Striscia la Notizia cambiò radicalmente, e per sempre, l’approccio al modo di fare informazione sugli animali.

Incontriamo Edoardo a Milano, nella sede di Zampylife, accanto al team che lo accompagna in questo innovativo avamposto per il benessere animale.

Allora, come nasce il tuo progetto? Raccontaci i vostri obiettivi.

“Zampylife nasce da tanti anni di esperienza sul campo, sul territorio, prima con il National Geographic, poi con Striscia la Notizia, che mi ha permesso di avere un’esperienza verticale sul mondo degli animali e di costruirmi una relazione con le istituzioni e le associazioni. E soprattutto mi hanno permesso di individuare quali erano i punti di forza e le debolezze di questo mondo in Italia”.

Quindi Zampylife è figlia di una vita spesa al servizio del benessere animale?

“Esattamente. Era da un po’ che volevo creare qualcosa che andasse a mettere ordine in questo ambito, evitare gli abusi, pensare alla salute, generare servizi in modo etico e disinteressato. L’incontro con l’amico Stefano Bardini, che non è del settore, ma è un grande appassionato di animali, ha accelerato questo processo. Da una comune passione abbiamo unito gli intenti e dopo qualche mese di “incubazione” ho deciso di partire, sapendo che sarebbe stata un’esperienza coinvolgente per la mia vita. E così è stato!”.

Perché un’app?

“Abbiamo creato l’app che partendo da dei principi basilari. L’app ha due capisaldi istituzionali. Il primo è dare una profilazione a tutti gli animali d’Italia. Conoscerli, sapere da dove arrivano, dai canili, dall’estero, dai negozi… Se tu dai un ordine a tutto quello che succede, riesci a evitare gli abusi, le importazioni dall’estero, hai una funzione di prevenzione verso il randagismo. Costruisci una filiera di informazioni fondamentale.

Accanto a questo primo pilastro ne abbiamo aggiunto un altro, che dà un ordine alla gestione medico veterinaria, alle profilassi, alle vaccinazioni, ai controlli. Abbiamo creato la cartella sanitaria”.

Protagonista è quindi il proprietario?

“Certo. L’utente che carica le visite, gli esami, i referti, dà vita ad una banca dati del proprio animale. L’app ti ricorda quindi quando hai in scadenza le vaccinazioni, quando devi fare le profilassi, ti permette di condividere la cartella sanitaria con i veterinari. E’ un valore che consente di gestire al meglio la salute e il benessere di cani, gatti, cavalli, ma anche pappagalli, cavie, criceti, conigli, pesci…”.

Date molto spazio alla mission etica sulle adozioni. Perché?

“Perché una delle nostre mission etiche è combattere il randagismo. Abbiamo voluto dare la possibilità ai canili italiani e alle associazioni di volontariato di caricare nell’app gli animali presenti nelle loro strutture e creare una vetrina importante affinché sempre più cani e gatti vengano adottati”.

L’app offre servizi anche rivolti alla salute. Quali?

“C’è una zona Sos, nel caso di un’emergenza viene indicato il centro veterinario più vicino, il telefono e la strada per arrivarci, in modo da rendere più facile la vita in un momento non semplice da gestire; c’è poi la possibilità di segnalare un Abuso, in tal caso convogliamo la richiesta di controllo alle associazioni più vicine o alle forze dell’ordine se il caso è particolarmente delicato”.

Arriva ora un servizio unico al mondo, la telemedicina. Come mai?

“Accanto a ciò che ha rappresentato il punto di forza dell’app, ora stiamo aggiungendo una serie di servizi che aiutano nel day by day i proprietari di qualsiasi animale. Nella salute il tempo è prezioso e fa la differenza. La telemedicina permette direttamente da casa tua di chiamare il veterinario e di avere un consulto immediato con una videochiamata. Ti può risolvere il problema, tranquillizzare o, nel caso, indirizzarti il più velocemente nel primo ambulatorio più vicino. Certo, non sostituisce la visita in presenza ma avere un parere nel giro di un minuto da quando viene attivata la chiamata è molto importante. E’ il primo servizio al mondo, H24. Ne andiamo fieri. L’approccio al benessere sta cambiando, va colmato un vuoto. Il diritto alla salute è fondamentale. Non è un accessorio, serve un approccio moderno, flessibile, di facile accesso nel momento del bisogno”.

Zampylife è anche un’app etologica. Introduce tra le nuove offerte anche il pet sitting. E’ così?

“Riconoscere che il nostro animale ha bisogno di relazione è un fatto di civiltà e rispetta l’etologia. Esistono necessità che, laddove possibile, non possono essere compresse. Abbiamo inserito il servizio di pet sitting perché sono sempre più le persone che si preoccupano del benessere del proprio animale e che vogliono evitare di lasciare, per ragioni di lavoro o di necessità, il proprio animale troppo a lungo da solo. Ci possono essere più opzioni: l’asilo per cani, il pet sitter che viene a casa tua, oppure quello che porta il cagnolino a fare la passeggiata nel parco sotto casa o che propone una “fuga nella libertà” in spazi più grandi e attrezzati, per interagire con altri suoi simili. Insomma, un ventaglio di servizi strutturati ad hoc per i proprietari, per stare col cuore tranquillo, avendo una persona di fiducia che accudisce il nostro amato animale. Saranno servizi offerti in modo etico, col senno del buon padre di famiglia, come recita il codice civile. La finalità è offrire un servizio utile per tutti gli utenti dell’app”.

Zampylife rappresenta l’evoluzione in atto nella società rispetto al rapporto con gli animali?

“Sì, ce lo dicono i download dell’app, ce lo conferma la community che cresce, il numero di animali che viene registrato, il volume di quesiti che vengono posti ai servizi di richiesta di Sos. Anche se stiamo attraversando momenti di crisi, l’attenzione verso il benessere animale è cresciuta”.

Ritieni che la madre di tutte le battaglie sia stata la tua esperienza a Striscia la Notizia?

“Penso che la visibilità data alle questioni del benessere animale grazie a me con Striscia la Notizia, abbia segnato la svolta. Siamo stati pionieri, abbiamo posto al centro dell’attenzione il rispetto, i diritti negati. La grande eco di Striscia alle 20,30 in tv ha cambiato il modo di vedere gli animali. Alle stesse forze dell’ordine, con le quali collaboravamo, arrivavano segnalazioni usando le stesse parole dei nostri servizi. “Ho visto Striscia che ha detto che questo non si può fare… Ho visto Edoardo dire che non si può tenere il cane in questo modo… Ho visto che si può intervenire”. E’ stato didattico, divulgativo dare grande visibilità ai temi del benessere. All’inizio mi dissero… “Non farai tanti servizi… Invece ne abbiamo fatti più di mille. E’ stato un piccolo Rinascimento che ha aperto la strada al cambiamento. E ora, guarda dove sono arrivato, con Zampylife. Abbiamo non a caso nell’app la voce Abusi per segnalare ciò che non va.

D’altra parte pensa che il 50% delle segnalazioni che arrivavano a Striscia erano sugli animali. Questo ti fa capire quanto il nostro messaggio abbia generato attenzione nella società. Sono cambiate le leggi. Un giorno mi sono stupito vedendo Studio Aperto fare una puntata dedicata ai canili, agli abusi… Prima era inimmaginabile. Prima di questi 10 anni di Striscia, gli animali venivano trattati a fine programma, col cucciolo dentro la cesta per alzare l’audience. Nessuno faceva vedere i maltrattamenti. Noi ci siamo riusciti alle 8 di sera, non senza fatica perché eravamo in prima fascia”.

Zampylife dedica grande spazio alle adozioni. Cosa manca secondo te per fermare il randagismo?

“Si è fatto molto, la politica ha assecondato il cambiamento ma siamo ancora nel guado.

Risolvere il randagismo è solo questione di volontà. Non c’è la volontà politica di chiudere il rubinetto, in alcune regioni. Occorre agire su due leve. La prima è: cultura, divulgazione, informazione. La seconda: la volontà politica delle istituzioni. Alla voce gestione del randagismo in alcuni Comuni in Puglia, Calabria, Sicilia, Campania…. il budget supera lo stanziamento per la scuola o altri servizi. E’ assurdo! Se incentivassero le adozioni, la sterilizzazione, il randagismo in 5 anni scomparirebbe. I budget sono enormi, manca la volontà di contrastare il fenomeno. Purtroppo il randagismo fa rima con malamministrazione e altri fenomeni che conosciamo. Ho visto Comuni con 5mila abitanti con 350mila euro di budget l’anno per la gestione dei canili. Ho visto anche stanziamenti da 1,5 milioni. Canili con diaria di 7,5 euro al giorno… in strutture in sovrannumero. Un’industria. Va fermata!”.

Qual è la battaglia che ricordi di più nella tua lunga esperienza professionale?

“Una di quelle che ha lasciato il segno è senz’altro Green Hill. Il corso degli eventi è cambiato grazie alle immagini divulgate. Tutto il resto è storia. Per la prima volta è venuto giù quel muro. Realizzammo 35 servizi, alla fine tutti ci vennero dietro, chi più chi meno prendendosi il merito. Striscia ha fatto scuola, abbiamo dato un metodo e creato le condizioni perché nulla fosse più come prima. In un Paese come questo serve coraggio per cambiare. Ma occorre farlo seguendo i tempi, rispondendo a nuovi bisogni. Tutto passa costruendo insieme una community che, come Zampylife, ha più pilastri: il benessere, l’etica, la salute, le adozioni, la medicina veterinaria, le segnalazioni il pet sitting, servizi e investimenti comuni per evolvere. E’ una nuova filiera, il futuro è qui che ci aspetta, grazie a quello che siamo stati”.

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