Il gatto nero, difendiamolo dal pregiudizio!

Si avvicina Halloween, e purtroppo torna nell’immaginario di chi nutre pregiudizi, l’idea che il gatto nero possa legare la propria esistenza al mondo della magia, del male. Nulla di più folle, di più barbaro. L’inquisizione, nel medioevo, ne faceva un compagno delle streghe, perseguitandone l’esistenza.

Sappiamo benissimo che il gatto nero è un gatto come tutti gli altri felini domestici. Ha un fascino notevole, questo è poco ma sicuro, ma non è compagno né portatore di spiriti maligni.

Animale indipendente per antonomasia, in Egitto appariva nelle sembianze della Dea Bastet. Era la Dea protettrice della casa, era di auspicio per la fertilità. Il mito ha sempre accompagnato la sua storia, anche nel Nord Europa il gatto era rispettato in quanto trainava il carro della dea Freya simbolo ancora una volta, della fertilità, ma anche guerriera. In Grecia la sua figura veniva abbinata a Dionisio…

Insomma, davvero un simbolo vicino agli Dei ma proprio perché legato alle tradizioni pagane, e per la sua indipendenza, simbolo della libertà più totale, venne associato al male nei primi anni del cristianesimo.

In più il contrasto di luci tra il giallo degli occhi e il mantello nero idealmente veniva associato alla Luna, alla notte, alle tenebre!

Il passo per demonizzarlo fu breve, purtroppo. Non fu di aiuto, nel mondo occidentale, la sua emancipazione rispetto ai pregiudizi, il fatto che la gattina di Maometto, si addormentò sugli abiti del profeta. Venne visto come il fedele compagno di un’altra religione. Tanto che le abluzioni del gatto, estremamente pulito, sono entrate nel costume del mondo arabo prima della preghiera.

I gatti vennero banditi da monasteri e luoghi cristiani. Oggi per fortuna questo oscurantismo è finito da secoli.

E il gatto nero o con altri mantelli, è principe e sovrano incontrastato in milioni di case. Proprio il Papa emerito, Ratzinger, convintissimo gattofilo, ha avuto come fedele compagnia più di un gatto.

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