Il caso dei 1500 visoni abbattuti a Galeata. Che ne sarà degli altri 3660 ingabbiati nel limbo legislativo?

Ha avuto una grande eco l’abbattimento di ben 1500 visoni a Galeata (Fc), in un allevamento che li deteneva per destinarli alla produzione di pellicce. Le autorità sanitarie sono intervenute per la segnalazione di un focolaio di Covid 19.

Che si trattasse in Italia del terzo focolaio lo ha fatto sapere l’Organizzazione Mondiale della Sanità Animale.

Il fatto che deve far riflettere è che l’allevamento era chiuso a seguito del divieto di allevamento entrato in vigore il primo di gennaio 2022.

E allora come si è arrivati sin qui?

Lo spiega in modo elementare la Lav. “Nonostante tale divieto, ad oggi non è stato emanato il Decreto del Ministro delle Politiche Agricole, di concerto con i Ministri della Salute e della Transizione Ecologica recante “Criteri e modalità di corresponsione dell’indennizzo a favore dei titolari degli allevamenti di visoni, volpi, cani procione, cincillà e di animali di qualsiasi specie per la finalità di ricavarne pelliccia, nonché la disciplina delle cessioni e della detenzione dei suddetti animali”, con scadenza 31 gennaio 2022.

Un limbo legislativo, che tiene appesa ad un filo la vita degli altri 3.660 visoni rimasti in ulteriori 4 allevamenti in dismissione. La norma 234/2021 va attuata e tutto però è nelle mani del ministro Francesco Lollobrigida, al quale si appellano le associazioni per una soluzione rapida ed equa.

Si tratta delle associazioni Essere Animali, Humane Society international/Europe e LAV.

Questo è il loro appello che, come si vedrà, è antecedente all’abbattimento dei 1500 visoni di Galeata.

“Da gennaio attendiamo il decreto interministeriale per avviare lo svuotamento degli ultimi 5 allevamenti dove ancora sono stabulati e ammassati, in minuscole gabbie, più di 5.000 visoni come i 1.523 presenti a Galeata che, ora, rischiano l’abbattimento. È evidente come l’inazione dei Ministeri competenti stia continuando a rappresentare un rischio per la salute pubblica e continui ad ignorare i principi più basilari di benessere animale. Chiediamo al Ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida di intervenire con urgenza dando concreta attuazione a quanto sancito con la legge di bilancio 2022 e consentire quindi il trasferimento di almeno alcuni dei visoni ancora rinchiusi nelle gabbie degli allevamenti intensivi”.

LAV, Essere Animali e Humane Society International/Europe

In Italia si sono già verificati 2 focolai di coronavirus in allevamenti di visoni per la produzione di pellicce. Ovvero ad agosto 2020 a Capralba (Cremona) e gennaio 2021 a Villa del Conte (Padova).

Oltre a Galeata, gli allevamenti nel limbo sono a Ravenna frazione San Marco (640 visoni), Capergnanica (Cremona, 1.180 visoni), Calvagese della Rivera (Brescia, 1.800 visoni), e Castel di Sangro (L’Aquila, 18 visoni), e, scrive la Lav, “è una delle ultime strutture in Italia dove ancora migliaia di visoni “riproduttori” sono rinchiusi nelle gabbie”.

Che non si tratti di cose di poco conto ce lo deve ricordare la cronaca recente. La Danimarca decretò l’abbattimento di circa 16 milioni d capi, innescando anche una crisi politica che portò alla caduta del governo.

Foto di Jo-Anne McArthur

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