Parte la campagna per dare più protezione ai crostacei in Italia

Non voltiamoci dall’altra parte solo perché sono crostacei. I cosiddetti crostacei decapodi, dai granchi alle aragoste, ai gamberi di fiume, di mare, ai gamberetti, sono esseri viventi che per arrivare sulle tavole dei consumatori non hanno ancora garantiti standard dignitosi di benessere.

ALI, Animal Law Italia, ha lanciato una campagna di sensibilizzazione in partnership con Crustacean Compassion, l’organizzazione no profit britannica che si dedica da anni al raggiungimento di standard di benessere per questi animali.

Scrive Alessia Colanianni, respoinsabile comunicazione di Ali nel presentare l’iniziativa:

“Non molto tempo fa, su alcuni giornali, è comparsa una storia che il pubblico ha trovato curiosa: un gambero di fiume che si spostava da solo tra le strade di Bari, in Puglia. Al di là della nota di colore data all’articolo, la notizia ha contribuito a far conoscere meglio una delle specie di crostacei venduta a scopo alimentare e a richiamare l’attenzione su quel gambero: non solo un cibo, bensì un animale in grado di allontanarsi dal luogo di vendita e consumo. Chi ha assistito alla scena si è chiesto se stesse scappando da un destino già scritto. Fuggiva dalla morte? Dal dolore? I crostacei soffrono? Un lungo e dibattuto iter scientifico ha dimostrato che i crostacei decapodi sono in grado di sentire dolore e distress, e il report “Review of the Evidence of Sentience in Cephalopod Molluscs and Decapod Crustaceans”, commissionato dal governo del Regno Unito e realizzato dalla London School of Economics and Political Science, conferma che questi animali sono senzienti.
Quindi, per quanto riguarda il comparto alimentare, andrebbe risparmiato loro qualsiasi trattamento che potrebbe provocare sofferenza: la bollitura da vivi, la conservazione su ghiaccio, il raffreddamento in frigo o freezer prima della bollitura da vivi, l’annegamento in acqua dolce e il taglio e lo smembramento da vivi”.

Qual è la situazione in Italia e in Europa? Ce lo ricordano gli amici legali di Animal Law.

Per i pesci c’è l’inserimento nella legislazione per il benessere animali e i cefalopodi sono già inclusi nella Direttiva 2010/63/UE sulla protezione degli animali utilizzati per scopi scientifici, per quanto riguarda i crostacei non sono presenti disposizioni specifiche nella legislazione UE.

Ecco l’utile vademecum Ali per renderci conto del quadro disomogeneo. Alcuni esempi virtuosi nel mondo, si legge, sono:

  • Austria — la legge austriaca sul benessere degli animali del 2004 tutela i crostacei su scala nazionale con linee guida per l’allevamento. I crostacei devono essere storditi prima della soppressione;
  • Norvegia — la legge norvegese del 2010 fornisce protezione legale per i crostacei decapodi, nelle fasi di uccisione, confinamento e trasporto;
  • Svizzera — i crostacei decapodi sono protetti da un’ordinanza sul benessere animale del 2008. A partire da marzo 2018, i crostacei decapodi devono essere storditi prima della macellazione in Svizzera. Sono tutelati anche nella fase di trasporto, con il requisito che obbliga a tenerli in un ambiente naturale, rendendo illegale il loro mantenimento sul ghiaccio o in acqua ghiacciata quando sono ancora vivi.

“In Italia i regolamenti variano di comune in comune: lo studio “Analysis of provincial and municipal regulations governing crustacean welfare in Italy”, pubblicato nel 2017 su “Italian Journal of Food Safety”, riporta che solo 62 comuni su 110 capoluoghi di provincia avevano pubblicato sul sito ufficiale il proprio regolamento sul benessere animale e solo 11 possedevano regole specifiche per i crostacei decapodi…
Nello stesso 2017, in Italia, la Corte suprema di cassazione si è pronunciata confermando che la detenzione di crostacei vivi sul ghiaccio, all’interno di cella frigorifera e con le chele legate, sia incompatibile con la loro natura e produttiva di gravi sofferenze, al punto tale da potersi configurare il reato di cui all’articolo 727 c.p. punito con l’arresto fino a un anno o l’ammenda da 1.000 a 10.000 euro”.

C’è insomma molto da fare.

Foto di Helle Gade 

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