Sipario sul grande Maurizio Costanzo, l’amico degli animali: “Sono superiori a noi in tante faccende…”

Maurizio Costanzo non ha cambiato solo il costume italiano e il modo di fare giornalismo ma anche e soprattutto ha contribuito e non poco a sdoganare la bellezza della vita se legata alla convivenza con gli animali in casa, in famiglia.

La sua improvvisa scomparsa lascia non solo un vuoto, ma un solco di cultura animale.

E’ stato senza saperlo in questo senso un “influencer” ma di quelli colti, disinteressati quando, aprendo le sue porte di casa a colleghi e televisioni, raccontava dei suoi cani, come i bassotti, a partire da Filippo, che non dimenticava mai di salutare prima di recarsi al lavoro. Animali che voleva con sè, in ufficio.

Di lui leggiamo questo.

“”Gli animali sono superiori a noi in tante faccende, come la capacità di esprimere affetto, di dimostrare fedeltà, di essere sinceri e di prevaricare l’altro solo per lo stretto necessario alla sopravvivenza. L’uomo no, l’uomo prevarica per gioco, per noia, per insicurezza, per vuota ambizione. L’osservazione del mondo animale è stata per me una lezione di vita”.

E’ quanto il giornalista scriveva nel suo lavoro “Preferisco i cani (e un gatto)” . Non è necessario proclamarsi animalista per diffondere la cultura del rispetto. Serve osservare e rispettare, e divulgare in modo elegante. Lui lo ha fatto. Maurizio Costanzo, spiega Mondadori nell’illustrare le ragioni del libro, ha vissuto fin da ragazzo vicino ai cani, amandoli profondamente, entrando in simbiosi, sentendo a volte di somigliare più a loro (il bassotto in particolare) che ai propri simili umani: “I cani mi considerano uno come loro, un pari grado”.

Un rapporto insomma, stretto, familiare, da padre a figlio, non solo da proprietario amorevole. Aveva raccontato di essere un “animalista senza saperlo” e, come scrivono i media in questo momento per ricordarne il suo lato più umano, all’ultimo anno delle elementari aveva vinto un premio dell’Enpa per aver decantato in un tema la bellezza e la gentilezza delle farfalle.

Di lui si sapeva che assieme alla moglie, Maria De Filippi, nutriva un amore più che rispettoso, per gli esseri senzienti. Un amore “curioso”, indagatore, da giornalista di razza. I bassotti erano però particolarmente amati, anche quelli adottati, dimostrando infinito rispetto per la vita. Così erano arrivati a casa Filippa, Ugo, Giovanni e il gatto Filippo, un altro figlio della strada, un certosino raccolto da una sua collaboratrice.

A casa Costanzo non mancò anche un pastore tedesco, ma per tutti c’era diritto di cittadinanza nella sua casa.

Viene anche ricordato quando affermava che “I gatti si fanno i fatti loro, poche smancerie. Io ogni giorno vado in ufficio e lo passo a salutare. Poi qualche volta lui viene ad affacciarsi al mio studio e delle volte, la sera, dorme sulla mia poltrona. I gatti sono straordinari per la loro dignità. Penso che siano riservati nei sentimenti” spiegava in un’intervista rilasciata a Lovemypets Italy. E aggiungeva: “Pensi che quando mio cognato che non vive a Roma e che ha due gatti, quando viene a trovarmi passiamo almeno mezz’ora a parlare dei nostri gatti”.

Che Costanzo sia una icona etica del mondo animale lo si può dire a grandi lettere, e forse questa è l’occasione migliore per prendere in mano il suo libro “Preferisco i cani (e un gatto)”. Con una dedica speciale…

I sipari su uomini come Costanzo non scendono mai.

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