Pittbull abbattuto, Lega cane, Oipa ed Enpa: Tempo di responsabilizzare i padroni

E’ tempo di responsabilizzare i padroni. Lo chiedono le associazioni di tutela degli animali, che invocano una riflessione di ampio respiro in seguito a quanto avvenuto a Tivoli, dove un pitbull sfuggito al controllo domestico è stato abbattuto dai Carabinieri dopo aver aggredito tre persone e ucciso un gatto. Nessuna caccia alle streghe, ma le realtà che si occupano quotidianamente di animali domestici concordano nella necessità di un intervento normativo specifico per i padroni di specie che richiedono attenzioni e cure particolari.

Secondo la Lega Nazionale per la Difesa del Cane, dopo la vicenda di Tivoli, “una riflessione generale merita di essere fatta intorno al concetto della proprietà responsabile degli animali – spiega all’AGI Michele Pezone, coordinatore dell’ufficio legale e responsabile diritti animali -, purtroppo ci troviamo spesso a confrontarci con proprietari che non gestiscono in modo adeguato quegli animali piu’ impegnativi, che necessitano di maggiori attenzioni. Bisogna lavorare molto sul concetto di proprieta’ responsabile, che e’ la chiave di volta per la gestione di questi animali particolarmente impegnativi, confidiamo in riforme legislative che impongano per legge maggiori responsabilita’ in capo ai proprietari degli animali”.

Decisamente sulla stessa linea anche Oipa, Organizzazione Internazionale Protezione animali, che parla di “vicenda triste” e sottolinea che “non si comprende come un cane purtroppo così aggressivo sia potuto sfuggire al controllo e compiere tutto questo”.

“Dalla descrizione dei fatti – spiega all’AGI Claudia Taccani, avvocato dell’associazione e portavoce del presidente Oipa – i carabinieri hanno fatto il possibile per evitare l’abbattimento, seguendo la giusta procedura. Ci chiediamo come sia possibile che un privato possa tenere un cane di questo tipo e non vengano messe in atto le misure preventive per il benessere dell’animale e per evitare eventuali pericoli alle persone. La scienza ci dice che, proprio per le loro caratteristiche, alcuni cani richiedono una gestione ben precisa e preventiva, nel rispetto dell’animale stesso e onde evitare che si possano verificare danni irreversibili. Ci vuole un impianto normativo chiaro e preventivo, non bisogna fare una caccia alle streghe ma ci sono alcuni singole specie di cani che richiedono gestione particolare. Ci vuole un impianto normativo serio, preventivo e concreto, che sia quindi applicabile. Crediamo molto nel supporto di educatori cinofili che sappiano prevenire ed educare cane e padrone, nel rispetto dell’animale e della persona”.

“Purtroppo – spiega ancora Taccani – spesso questi cani vengono presi da persone non consapevoli, per poi essere gestiti mali e finire abbandonati. Questo comporta un malessere all’animale, che si ritrova solo in una struttura pubblica come il canile dove passerà tutta la vita, e un danno all’erario”.

D’accordo sull’inadeguatezza di alcuni padroni anche l’Enpa, Ente Nazionale per la Protezione degli animali, che per voce della presidente Carla Rocchi riflette con Agi: “al di la’ del fatto specifico, la vicenda richiama una riflessione generale sul vero problema, che e’ l’omessa custodia da parte dei proprietari. Quando si portano fuori i cani, vanno tenuti sotto controllo per la loro stessa tutela. Immagino che i carabinieri non avessero alternative, anche se è molto triste perché si trattava di un cane e non di un terrorista con le bombe a mano”.

“Solitamente, chi prende un cane in un canile fa un’opera buona e santa, chi invece li prende di grande stazza lo paga caro e entriamo in un’altra logica. Spesso questi cani non vengo presi perché sono stati abbandonati e hanno bisogno di esser assistiti, ma per essere esibiti. Si verifica lo stesso meccanismo delle persone che ostentano una macchina o una moto. Questo tipo di padroni ha la sindrome del ‘Marchese del Grillo’ – aggiunge la presidente, riferendosi alla nota frase pronunciata dal Alberto Sordi nel film di Mario Monicelli -. Quando il cane viene esibito il più delle volte non viene educato, perché l’obiettivo è appunto ostentare. Naturalmente non mi riferisco al caso di Tivoli ma un discorso generale – specifica Rocchi – . Compatisco questi poveri cani, che non sono oggetto di affetto ma strumento e protesi per personalità inadeguate. Non c’è cosa peggiore che utilizzare come atto intimidatorio un essere animale, che è invece bisognoso di affetto”.

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