Anche Enpa e Oipa su caso orso Trento

 “Conosciamo le prassi della Provincia di Trento e purtroppo contraddicono la riflessione del ministro resa pubblica tre giorni fa in occasione della Giornata mondiale della fauna selvatica”. Lo dice Massimo Comparotto, presidente di Oipa, Organizzazione internazionale protezione animali, in relazione alle dichiarazioni del governatore Maurizio Fugatti che ha chiesto la possibilità di intervenire al ministero a seguito dell’aggressione fatta da un orso ai danni di un 39enne che stava passeggiando con il proprio cane lungo un sentiero. “Se l’obiettivo condiviso dal ministero nell’ambito della Strategia europea biodiversità al 2030 è potenziare le azioni di tutela e ristabilire la connettività ecologica questo dovrà essere necessariamente rispettato anche dalle Province autonome nella gestione dei grandi carnivori”.

 “Facciamo tanti auguri di guarigione ad Alessandro Cicolini, perché siamo convinti che l’evento non sia stato volutamente causato, ma dovuto ad errori involontari o a condizioni inaspettate e imprevedibili. La Provincia Autonoma di Trento (Pat) ha grave responsabilità: ha il dovere di interdire a persone e cani l’accesso alle zone con presenza di femmine di orso con cuccioli. Abbiamo fatto richiesta di accesso agli atti e ribadiamo la necessità di interdire le aree con orse e cuccioli”. Lo si legge in una nota dell’Enpa, Ente nazionale e protezione animali. “La primavera in Trentino non viene annunciata dai voli delle rondini, ma dagli incontri con gli orsi che escono dalle tane e, ancora intontiti dal lungo sonno invernale che ha ridotto al lumicino le risorse di grasso, si avventurano alla ricerca di cibo in zone che credono deserte, venendo, invece,- continua la nota – sorpresi e spaventati dall’arrivo improvviso e inaspettato di un cane seguito da un uomo: un’accoppiata capace di terrorizzare ogni orso, come dimostrato non solo da esperienze vissute, ma anche e soprattutto dalle ricerche scientifiche”. “Ancor più traumatica l’apparizione di cani e uomini lo è per una femmina che, seppure sfiancata dall’allevamento dei suoi figli, nati durante il letargo, – prosegue la nota di Enpa – deve trovare di che sfamare se stessa e piccoli plantigradi, in una zona scelta appositamente periferica, povera di risorse e quindi poco attraente per i maschi adulti, peggiore nemico per i cuccioli inermi”.

“C’era un tempo in cui nessuno si avventurava in montagna durante l’inverno, consentendo alla fauna di stare in pace, svolgendo almeno una parte della propria vita senza interferenze umane. Oggi non è più così, gli uomini arrivano dappertutto. – si legge ancora nella nota di Enpa – Ma le Istituzioni, in primis la Provincia autonoma di Trento, che si è assunta l’onore e l’onere della reintroduzione dell’Ursus arctos, dovrebbero dare le indicazioni corrette e porre i limiti necessari a rendere possibile la coesistenza fra l’uomo e il plantigrado, notoriamente animale elusivo e poco aggressivo”. “L’Enpa lo chiede da molti anni, la Pat dovrebbe decidersi una volta per tutte a controllare che i cani siano sempre tenuti al guinzaglio nelle zone di presenza di grandi carnivori, prevedendo corrette informazioni ai proprietari e sanzioni adeguate, – ha aggiunto ancora Enpa – e ad interdire le zone in cui vi siano femmine accompagnate da cuccioli: se queste decisioni non vengono prese, ci chiediamo a chi serva non fare le cose che la scienza e l’esperienza sul campo hanno dimostrato essere efficaci”. “Per fortuna, Alessandro Cicolini ha riportato ferite non gravi, ascrivibili presumibilmente ad un falso attacco posto in atto con l’intento di allontanare la coppia formata da cane e uomo, situazione notoriamente percepita come grave pericolo dagli orsi. Gli auguriamo di riprendersi velocemente, mentre noi attendiamo la risposta alla nostra richiesta di accesso agli atti, perché siamo convinti che qualcosa è andato storto e non ha consentito all’orso di allontanarsi, senza nemmeno farsi percepire dall’uomo, come avviene continuamente nei boschi del Trentino”, ha concluso Enpa. 

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