Lo sapevate che balene, squali, lupi e bisonti catturano 6,4 gigatonnellate di Co2 all’anno?

 Le foreste, gli oceani e le zone umide sono grandi serbatoi di carbonio che contribuiscono a limitare i cambiamenti climatici. Ma secondo uno studio, anche nove tipi di specie animali potrebbero svolgere un ruolo chiave per rimanere al di sotto dell’obiettivo di 1,5 gradi di riscaldamento. Alcune specie selvatiche, calpestando la terra, mangiando piante o altri animali o attraverso i loro escrementi, contribuiscono a facilitare la cattura del carbonio. Tanto che la conservazione o il ripristino di solo nove di esse – pesci marini, balene, squali, lupi grigi, gnu, lontre marine, buoi muschiati, elefanti delle foreste africane e bisonti americani – potrebbe catturare 6,41 gigatonnellate di anidride carbonica all’ anno, secondo le stime dello studio di Nature Climate Change e a cui hanno contribuito 15 scienziati di otto Paesi. Combinato con tutte le altre misure di riduzione delle emissioni, questo sarebbe più del 95% della quantità necessaria ogni anno per raggiungere l’obiettivo globale di rimuovere 500 gigatonnellate di carbonio dall’atmosfera entro il 2100, mantenendo il riscaldamento globale al di sotto della soglia di 1,5 gradi Celsius rispetto all’era preindustriale, fissata come uno degli obiettivi della Cop di Parigi. 

“Gli animali selvatici rappresentano solo lo 0,3% del carbonio contenuto nella biomassa mondiale e sono quindi generalmente trascurati nella contabilizzazione del carbonio. Ma molte specie potrebbero esercitare un controllo molto forte sul ciclo del carbonio, causando differenze dal 15 al 250% nelle quantità di CO2 assorbite e immagazzinate nelle piante e nei terreni, rispetto alle condizioni in cui gli animali la loro estinzione porterebbe a una perdita del 7% dello stoccaggio di carbonio, ovvero 3 miliardi di tonnellate in totale, come ha rivelato uno studio precedente nel 2019. Ma a contribuire maggiormente allo stoccaggio del carbonio sarebbero i pesci, con 5,5 gigatonnellate all ‘anno tra loro. “È urgente perché stiamo perdendo popolazione di molte specie animali proprio nel momento in cui stiamo scoprendo in che misura il loro ruolo negli ecosistemi può consentire la cattura e lo stoccaggio del carbonio”, sottolinea Magnus Sylvén, uno degli autori dello studio, che chiede una migliore protezione della fauna selvatica. 

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