La Pasqua è pace senza sacrificare gli agnelli

 Gli animalisti italiani contro la ‘mattanza’ di agnelli per le celebrazioni religiose. Alleanza Animalista ricorda che “sono circa due milioni gli agnelli e i capretti ogni anno sgozzati in Italia, 300.000 solamente nel periodo pasquale. Di questi, oltre 750.000 sono importati dall’estero e deportati in condizioni orribili, con viaggi fino a 32 ore senza cibo né acqua, ammassati gli uni sugli altri, morti o morenti a causa degli schiacciamenti, con le zampe incastrate, feriti, terrorizzati. Molti non arrivano vivi al mattatoio. Nessuna ‘festa’ può definirsi tale con una vittima nel piatto”. Centoxcentoanimalisti fa presente che “mangiare l’agnello a Pasqua non è collegato alla religione. E’ una tradizione, o meglio ormai una moda, derivante da un fatto semplicissimo: in questa stagione nascono gli agnelli, e, mentre le femmine vengono tenute per il latte e la riproduzione, i maschi sono macellati. Si creava così in passato un’offerta abbondante di carne sul mercato, per cui anche i più poveri potevano comperare carne a basso prezzo. Tutto qui”. Il presidente dell’Enpa Carla Rocchi sostiene che “i tempi sarebbero maturi per fare scelte migliori per quanto riguarda la carne d’agnello, e i motivi sono semplici e molteplici: in primo luogo, ci deve essere una riflessione su quello che si fa, e in questa ‘mattanza’, in cui si cita la Pasqua e la Resurrezione, a farne le spese sono gli agnelli. Evitare questo massacro vuol dire essere coerenti col messaggio della Pasqua. Detto questo, non è da trascurare il lato salutare e, soprattutto, ambientale: l’inquinamento portato da questi allevamenti intensivi di animali incide sui cambiamenti climatici tanto quanto gli automezzi”. 

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