Benessere animale. I sindaci non devono girarsi dall’altra parte

di Stefania Piazzo – Spesso sentiamo ripetere la frase: “Non è di mia competenza”. Quando la competenza riguarda i diritti degli animali e gli ambiti di intervento, sembra che sia un optional per le pubbliche amministrazioni conoscere le norme. Prova ne sia che la legge contro il randagismo, la numero 281 datata 1991, dopo 32 anni è ancora ignorata e inapplicata. Dentro del quel quadro normativo, il ruolo del sindaco è fondamentale, è la prima autorità sanitaria sil territorio e gli animali randagi, per dirla in modo chiaro e netto, “sono suoi”. A ribadire questo principio la Corte di Cassazione, con una sentenza n. 148 del 2017, ha nuovamente sottolineato quelle che sono le “competenze”: “Il Comune, nella persona del sindaco, è da ritenersi il responsabile del benessere degli animali presenti sul territorio comunale, rispetto ai quali vanta una posizione di garanzia, che comporta l’obbligo di far fronte al loro mantenimento in caso di confisca”.

Tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare. Ovviamente. A quando una presa d’atto da parte dell’Anci, di tutti i sindaci d’Italia, e della veterinaria pubblica? Sono loro la nostra prima task force sul territorio. Insieme devono costruire il fronte contro il randagismo, seminare la cultura della sterilizzazione, dell’adozione e del rispetto.

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