Il nostro pet sa quando gli raccontiamo una bugia

Altro che macchina della verità. I cani sono in grado di comprendere se raccontiamo o meno loro la verità. Le bugie, insomma, non funzionano!
All’Università di Vienna hanno condotto uno studio singolare su 260 soggetti canini. Partendo però da una necessaria premessa e cioè che la relazione tra l’uomo e il cane ha almeno 14mila anni. E la sua presenza nella comunità umana è ancora più datata se si va a ritroso nei ritrovamenti archeologici. Che significa? Vuol dire che l’evoluzione del cane così come lo conosciamo oggi ha seguito anche la necessità di adattarsi al nostro linguaggio, alla nostra postura, alla nostra mimica facciale, alla nostra espressività, alla nostra intonazione di voce. Comportandosi e modellandosi spesso di conseguenza. Il cane ci studia e ci osserva nei minimi dettagli.Al punto da aver sviluppato abilità cognitive importanti.

La ricerca si è svolta su 260 cani, che hanno ascoltato i consigli di un comunicatore umano. Sono stati invitati a prestare attenzione due ciotole, una conteneva un premio nascosto. Nel test gli veniva detto, toccando una ciotola: “Guarda, questo è molto buono!”. Dando retta alla richiesta avrebbero avuto una ricompensa.

Poi entrava in scena una seconda persona, sconosciuta, che spostava il premio da una ciotola all’altra.

La metà dei cani non seguiva tuttavia il consiglio in assenza del primo comunicatore. Il secondo, infine, ogni tanto faceva finta di inserire il premio, indicando però la ciotola come se ci fosse stato. Risultato: i cani non gli davano retta, avevano capito che il suggerimento era una trappola. Una bugia, una indicazione intenzionalmente errata.

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