Lotta all’abbandono e alla rinuncia di proprietà. Parte dalla scelta giusta del pet

Un animale è per tutta la vita. Purtroppo non è così per tutti i pet, arrivati spesso in famiglia per un capriccio, per una scelta superficiale, per un classico regalo di Natale. Dobbiamo sempre rammentare che gli animali da affezione sono esseri sociali. Non possono vivere soli. Comunicano con noi, lo fanno attraverso il proprio linguaggio, ma anche se non lo comprendiamo alla perfezione è impossibile non comunicare con loro, anche se non siamo degli “esperti”.

L’estate diventa un momento critico per molti animali domestici, vittime troppo sovente di abbandoni o di rinuncia di proprietà. Cani e gatti, nella migliore delle ipotesi, finiscono in canile-gattile. Altri vengono lasciati al loro destino, andando ad allargare le fila degli animali vaganti, e quindi del randagismo.

Abbandonare un animale è reato. Ma il processo per prevenire e contrastare questo fenomeno criminale è culturale, quindi molto lungo.

Iniziamo a farci delle domande per capire prima se ci sono o meno le condizioni in famiglia per l’arrivo di un nuovo componente animale.

La prima domanda a cui rispondere è: sono all’altezza, sono in grado di gestire il mio amico?

Ho tempo per dedicarmi alla nostra relazione? Deve essere subito ben chiaro che le esigenze dell’animale dovranno trovare soddisfazione ei suoi bisogni dovranno essere rispettati. Sia che si tratti o meno di un meticcio, non si potrà ignorare la sua natura, la sua memoria di razza. Dovrà essere considerato il “da dove viene il cane” o il gatto i suoi trascorsi di vita, il suo bagaglio di competenze sociali, se abituato o meno a convivere con gli uomini e gli altri animali. E, non ultimo, i costi per la sua cura e la sua gestione

Sono davvero tante e complesse le dinamiche che costruiscono la carta d’identità dell’animale, e le responsabilità nella sua gestione non ricadono solo nel proprietario. L’allevatore, se è un animale di razza, ha la responsabilità di crescere e selezionare un soggetto equilibrato e di cederlo alla famiglia in grado di gestirlo. Il volontario e la struttura di canile che cede un ospite, hanno la responsabilità di affidare il cane o il gatto alla famiglia che sarà all’altezza di offrire tutte le cure, le attenzioni richieste. Il medico veterinario ha la responsabilità di assicurare il benessere del pet e di tutti quelli che vivono nel medesimo contesto familiare.

L’educatore, se interpellato, ha la responsabilità di valutare il nuovo arrivato e di individuare il percorso migliore per facilitare la convivenza con l’essere umano. Una scelta consapevole è prevenzione. Inutile dire quanta sofferenza subisca un animale vittima di un abbandono. E quanto questa ferita resti nel suo vissuto, nelle sue insicurezze, nel suo disagio sociale, nelle sue difficoltà nel ritrovare equilibrio e la certezza di una relazione quando viene dato poi in adozione in una nuova famiglia.

E nell’ambito della prevenzione all’abbandono degli animali, i medici veterinari hanno un ruolo chiave: sono i primi attori sul territorio responsabili della salute pubblica e possono attivare il percorso del patentino, che non è solo uno strumento di formazione per i proprietari di cani da rieducare, ma strumento di conoscenza per tutti i proprietari per una relazione consapevole.

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