Veterinario radiato a Ravenna

 L’Ordine dei medici veterinari della provincia di Ravenna ha radiato il 50enne veterinario Mauro Guerra in relazione ad alcune contestazioni disciplinari tra cui, le più gravi, hanno a che fare con il maltrattamento di animali e l’eutanasia non giustificata. Il provvedimento – come riportato dal Resto del Carlino – è stato incaricato a maggioranza sulla base, oltre che dell’audizione dell’incolpato e di suoi alcuni consulenti, del materiale raccolto dalla Procura nell’ambito di un’indagine che oltre a Guerra, ha visto altre sette persone coinvolte a vario titolo. Su questo fronte, l’imputato ha chiesto di essere giudicato per rito immediato (processo al via a settembre). 

In particolare l’inchiesta, coordinata dal Pm Marilù Gattelli, era nata dalla morte di ‘Balto’, anziano labrador al quale il 19 agosto 2020 era stata praticata l’eutanasia. Il 10 dicembre successivo, durante un controllo in ambulatorio nella frazione di Sant’Antonio, polizia locale e carabinieri forestali avevano trovato in una scatola 615 mila euro. E avevano puntato la loro attenzione anche su altro materiale tra cui etichette ritenute fasulle di fustelle per il vaccino anti-filaria e farmaci per l’eutanasia animale del tipo Tanax non tracciabili sui documenti. Gli accertamenti della guardia di finanza, avevano infine portato a contestare una maxi-evasione dell’imposta sui redditi per gli anni dal 2014 al 2019. Per il suo lavoro, le contestazioni più gravi per Guerra erano però state quelle relative agli animali. Per Balto ad esempio era stata contestata la crudeltà in quanto sarebbe stato sottoposto al farmaco dell’eutanasia senza essere prima stato anestetizzato. Scenari analoghi sono stati delineati per altri otto cani, cinque gatti e un coniglio. Per l’Ordine, “condotte gravissime”, “incompatibili con la pietà, il decoro professionale, il rispetto della dignità dell’animale e dei principi etici della professione”. In una nota l’avvocato Claudio Marcuzzi, difensore di Guerra, ha invece parlato di “gravissima decisione che non può non essere vissuta dal mio assistito, come una evidente ingiustizia e una ignobile persecuzione volta ad eliminarlo dal mercato”.

Foto di Noémi Macavei-Katócz 

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