Brambilla: Contro boom di abbandoni, equipararli a reato maltrattamento

 “L’incauta acquisizione di un animale e il ‘pentimento’ dopo esserselo portato a casa sono certamente tra le cause principali dell’aumento degli abbandoni e delle rinunce di proprietà, che sono forme legalizzate di abbandono”. Così all’Adnkronos Michela Brambilla, e Ambiente, commentando la denuncia dell’Enpa (Ente nazionale protezione animali) che ha segnalato un aumento del 20% di casi di abbandono. “In molte situazioni, le difficoltà economiche frequentemente addotte come motivazione, si rivelano più che altro il pretesto per giustificare una scelta maturata su basi inconfessabili. Quanto a coloro che decidono addirittura di abbandonare un animale, senza una formale rinuncia, compiono un gesto che non può avere alcuna giustificazione e commettere un reato.

L’aumento degli abbandoni mi induce a chiedere che sia rapidamente approvata la mia proposta di legge, attualmente all’esame della commissione Giustizia della Camera, nella quale la condotta di chi abbandona è, come logico, equiparata a quella del maltrattamento e il maltrattamento è punito molto più severamente: con la pena detentiva della reclusione da tre a cinque anni insieme con la sanzione pecuniaria”. “Oggi – conclude Brambilla – chi maltratta rischia la reclusione da tre a diciotto mesi o la multa da 5mila a 30mila euro. Chi abbandona, invece, fino ad un anno di arresto o l’ammenda da 100 a 10mila euro. Evidentemente non basta come deterrente”. 

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