Dogman, il regista Besson: Ovunque ci sia un infelice, Dio invia un cane

 ”Ovunque ci sia un infelice, Dio invia un cane”. Luc Besson, commuove e sorprende con il suo ‘Dogman’, presentato alla 80ma Mostra del Cinema di Venezia, lungometraggio girato in lingua inglese tra la Francia e gli Stati Uniti che racconta la storia di Douglas, un ragazzo con un profondo amore per i cani dovuto ad un passato di violenza e abusi. Il protagonista, interpretato da Caleb Landry Jones, durante l’infanzia viene infatti gettato nella gabbia dei mastini da un padre violento e senza scrupoli. Il trauma vissuto, di cui Douglas porterà addosso le conseguenze per tutta la vita, lo porta a sviluppare un attacco viscerale verso un’orda di cani nella quale trova amore e salvezza. “Ho cercato di riflettere su che cosa puoi diventare se ti accade questo nel tuo passato -spiega Besson- Diventi un terrorista o Madre Teresa? Cosa puoi accaderti? Ho cercato di immaginare che cosa ne potesse essere della sua vita”. Nel film, “vediamo un essere umano ma non vediamo le sue radici, il suo passato. Cosa succede se si tagliano le radici?”, si interroga Besson. Che fa un riferimento alla fede: “Tutte le religioni parlano di fede. Come mantenere la fede quando ci troviamo in una situazione del genere? Non è un giudizio. Se ci fosse un Dio che volesse aiutare questo bambino, come lo farebbe? Questo mi sono domandato”. L’unica risposta “la trova il protagonista alla fine, ed è l’unica ragione, l’essenza quasi religiosa. Le risposte non le abbiamo, dobbiamo trovarle dentro di noi. Dobbiamo rispettare le persone che credono, ma abbiamo sempre tante domande” . 

Incalzato dalle domande dei giornalisti, il regista francese spiega la dinamica del lavoro complesso e delicato con i cani sul set: “Come ho selezionato i cani? E’ stato un processo piuttosto lungo, durato tre mesi -rivela- abbiamo avuto dei cani che arrivavano con i loro addestratori, avevano un camper tutto per loro ed erano delle star. Alcuni non andavano d’accordo e li ho dovuto cambiare, dopo due mesi abbiamo ottenuto un bel gruppo coeso”. Besson racconta dei curiosi retroscena: “Non mi aspettavo che ci fossero 25 addestratori, ciascuno lavora solo con due cani, e ciascun cane reagisce solo alla voce del suo padrone: quindi contemporaneamente c’erano 25 voci che parlavano contemporaneamente”, racconta. “Inoltre, gli addestratori dovevano stare vicino ai cani e nascondersi dalle telecamere, quindi chi dietro una sedia, chi dietro ad un tavolo…Ma in una settimana ci si abitua”.

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