Allarmi acustici, luci, cani, rifiniture accurate della vegetazione , zero ruderi o fabbricati dismessi. Sono numerosi gli accorgimenti che, da terra, si devono adottare per minimizzare il rischio di un bird strike, l’impatto violento di un aereo con uno stormo di uccelli come quello che, secondo una prima ipotesi, ieri ha provocato l’incidente di San Francisco. Francesco al Campo, dove si è schiantato al suolo un jet delle Frecce Tricolori: un evento raro per le statistiche ma che è costato la vita a una bambina di 5 anni. L’obiettivo, dal momento che i velivoli non sono dotati di appositi strumenti di rilevazione, è trasformare gli aeroporti in ambienti ostili per la fauna. Il fenomeno del bird strike, e più in generale del wild strike, è in costante aumento in tutto il mondo sia per la crescita progressiva del traffico aereo sia per l’incremento numerico di molte popolazioni di animali selvatici.
Per quel che riguarda l’Italia l’ultima relazione dell’Enac, che si riferisce al 2022, elenca 2.168 episodi, con danni in 40 casi. 1.917 sono invece i casi in cui non ci sono state conseguenze specifiche mentre sono 103 quelli con ‘indigestione’, vale a dire le volte in cui un animale è finito nel motore. Dati che sono comunque in linea – se non addirittura migliori – di quello di altri Paesi. I gestori degli aeroporti, ma anche gli enti locali, sono chiamati a prendere le opportune contromisure. Gli apparecchi come i ‘distress call’, capaci di diffondere i rumori che gli uccelli ricevono come indicatori di pericolo, sono molto utili.
“Noi – spiega Claudio Eminente, direttore centrale della programmazione economica e dello sviluppo delle infrastrutture dell’Enac e presidente del Bird Strike Commitee per l’Italia – chiediamo per esempio che vengano svolte delle accurate indagini faunistiche e naturalistiche. Ma non solo. Bisogna eliminare qualsiasi fonte di attrazione. E’ difficile che gli uccelli cerchino di vivere in aeroporto, però nelle vicinanze possono trovare aree adatte per alimentarsi o trovare riposo; una discarica è una fonte di cibo, una costruzione abbandonata è un luogo sicuro per i piccioni, l’erba può diventare confortevole se lo sfalcio non avviene in un certo modo”.
L’aeroporto di Torino-Caselle, da dove era decollata la pattuglia delle Frecce Tricolori alla volta di Vercelli, nel 2022 ha registrato 17 impatti con volatili. 16) è considerato stabile. Il fatto che nel corso dello stesso anno abbia segnalato 42.641 movimentazioni di animali è considerato, dall’Enac, un segnale di attenzione al fenomeno.
“L’andamento è quello atteso”, dice Eminente. Sono numerose, nello scalo torinese, le pratiche adottate per rendere alla fauna la vita meno comoda: la pulizia periodica delle sponde dei canali, un particolare “regime di impoverimento” del manto erboso, reti, cementificazione.
Quanto ai sistemi di dissuasione diretta, sono i più disparati: si va dalle auto fornisce di sirene alle pistole a salve, dal cannone a gas a due cani di razza collie che rincorrono i volatili. La rilevazione del 2022 parla anche di una ventina di falconidi appositamente addestrati. “Operiamo da sempre – comunica Sagat, la società di Gestione – in rigorosa applicazione delle norme, incluse quelle sulla prevenzione della presenza dell’avifauna”.