La passione dei vip della politica per i pet

Lulù, Empy, Dudù, Barsuk. I cani, si sa, sono i migliori e più fedeli amici dell’uomo. Anche, soprattutto, dei premier. A cominciare da capi di governo italiani che proprio agli amici a quattro zampe riservano il loro lato più tenero e affettuoso. Tutti, nessuno escluso, compreso l’ex presidente della Bce Mario Draghi, avvistato -in uno di quei rarissimi momenti della vita privata- mentre portava a passeggio del suo bracco ungherese Barsuk dal color cammello. Un altro tecnico come Super Mario, Mario Monti, fece clamore quando nel 2013 gli fu messo in braccio da Daria Bignardi in diretta tv, durante una puntata de ‘Le invasioni barbariche’, un trovatello e lo chiamò Empy. Nel centrodestra, tra i ‘pet’ più famosi c’è sicuramente Dudù, il barboncino di casa Berlusconi, tornato ora sotto i riflettori perché affidato alle cure di Marta Fascina, la compagna del Cav scomparsa il 12 giugno scorso. 

”Dudù è vivo e imperante, è un gentiluomo cane, da lui deriva molta mia felicità quando riesco ad averlo vicino con suo figlio Peter”, diceva il leader azzurro nel 2018 per poi concedersi l’immancabile battuta: ”Mi seguono ovunque: sono intelligenti e capiscono molto di più di certi politici…”. L’anno successivo in un video (che avrebbe prodotto anche una parodia di Crozza), l’ex premier compariva circondato da tre cani (ne aveva almeno una ventina ad Arcore) per sottolineare l’importanza di ”introdurre nella nostra Costituzione quell’articolo del Trattato di Lisbona che dice che gli animali non sono cose ma esseri senzienti che sentono il male, il dolore, che provano sentimenti”. Prima di Dudù, la mascotte del Pdl poi Fi era Puggy, il carlino della parlamentare Michaela Biancofiore, berlusconiana della prima ora.

 Umberto Bossi, quando poteva, giocava con i suoi due labrador Libera e Orione. Nel centrosinistra spicca su tutti Lulu, il labrador di Massimo D’Alema, che fu il primo a farsi immortalare nel 2000 con il suo cane: l’ex premier entrò così di fatto nella ristretta cerchia dei leader mondiali, amanti di quella razza: come Bill Clinton e il suo Buddy, e Vladimir Putin con la sua Retrivier nera Koni. Tra i ‘pet di sinistra’, c’è Nina che Piero Fassino raccontò di aver preso da un canile e la definì ”la regina della casa”.

A casa Schlein vive il cane della compagna della segretaria del Pd, Paola Belloni, un cucciolo meticcio, di nome Pila. Pure Giuseppe Conte, quando era a palazzo Chigi (ora è leader M5S), si concesse un po’ di relax domenicale postando una foto in cui, sdraiato su un prato, giocava con due cuccioli. 

Beppe Grillo non ha mai nascosto di essere molto affezionato al suo cane soprannominato Delirio. Alcuni politici usano i ‘pet’ nella campagna elettorale, altri nelle questioni diplomatiche. Sin dai tempi della spedizione dei Mille gli animali accompagnavano i potenti italiani e le loro scelte. Come i cani di Giuseppe Garibaldi: per difenderli l’eroe dei due mondi creò quella che ora è l’odierna Enpa. 

Anche Camillo Benso conte di Cavour era molto sensibile ai cuccioli di cane: per primo diffuso l’idea che tutelare la salute degli animali significava tutelare quella degli uomini. 

Non era un segreto il rapporto affettuoso tra l’ex presidente della Repubblica Sandro Pertini e il suo barboncino Trick, che fece seppellire al cimitero Casa Rosa per animali domestici di Roma, dove riposano in pace anche i gatti di Anna Magnani o quelli di Giovanni Leone, e i fedeli amici a quattro zampe di Brigitte Bardot (Michel), Peppino De Filippo, Aldo Fabrizi e Federico Fellini. Tutti i presidenti degli Stati Uniti hanno sempre avuto un cane al loro fianco. 

Da decenni nella politica americana circola questo modo di dire: ”Se vuoi contare su un amico a Washington, hai bisogno di un cane…”. Franklin Delano Roosevelt aveva uno scottish terrier, Barak Obama era legatissimo ai rari cani d’acqua portoghese Bo e Sunny. Altro primo cane è stato Millie di George Bush Senior, senza contare il labrador di Bill Clinton Buddy. Ora però la loro fama potrebbe essere offuscata dal secondo pastore tedesco di Biden, Major. La passione per i cani dei nostri politici dimostra che anche l’Italia non fa eccezione. 

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