Perla, Brioches e Magnani vanno al mare. Ma è tutto davvero dog friendly?Raccontateci la vostra vacanza

Orientarsi nel mondo frastagliato delle vacanze declinate ai pet non è semplice. Non lo è perché, nonostante le dichiarazioni e le certificazioni pet friendly, tra il dire e il fare c’è di mezzo, appunto, il mare.

Non tutti i cani sono uguali, non tutti amano l’acqua. Non tutti possono essere sguinzagliati in riva al mare. Non tutti possono fare escursioni senza che non parta l’istinto della seguita, della ricerca, della predazione. 

Ogni vacanza deve essere pensata su misura per loro. Le offerte, invece, per quanto dog friendly, si basano su una visione univoca e omologante di cane. Quello che sta lì fermo accanto a te. Non è così. Io appartengo a quella categoria di proprietari che hanno “cani che lavorano”.  Non sono soprammobili. Sono educati, ma hanno necessità di movimento.

Fino a poco tempo fa avevo anche Bottone, un paraplegico con pannolino, che mi ha seguita ovunque e per il quale ovunque ho sempre cercato soluzioni in cui o c’era lui o non si partiva. Mai un problema, però i soliti posti di vacanza col massimo delle garanzie di benessere.

Ora lui purtroppo non c’è più. Ma organizzare vacanze più lontane all’ultimo è impossibile. Cerco allora una soluzione più pratica, comunque vicina, e penso sia una passeggiata. Invece…

Vediamo una delle mete più gettonate. Non tutte le spiagge accolgono cani. L’Italia è a macchia di leopardo. Non tutte le strutture ospitano più di un animale. Non tutti gli animali sono predisposti per una vacanza al guinzaglio legati all’ombrellone, non tutte le spiagge (troppo poche, ancora), sono fornite o autorizzate ad avere recinti per mettere in sicurezza e relax i piccoli ospiti. 

Non tutti i nostri amici pelosi sono di taglia piccola, spesso condizione ancora vincolante per la loro permanenza in alberghi o case vacanza. Non tutte le strutture hanno prezzi competitivi e la “tassa” di soggiorno per la presenza di uno o più animali diventa a volte proibitiva. Racconto la mia esperienza di questi giorni. Dirò i peccati ma non i peccatori. 

Due settimane a settembre, lidi ferraresi, villaggio pet friendly rinomato con sciami di educatori e dogsitter disponibili. Solo perché respirano, mi chiedono 700 euro di contributo presenza per i miei amici al seguito: 500 per due cani taglia media, le beagle Perla e Brioches e 200 euro per i 2,8 chili della gattina Magnani. Ringrazio e chiudo la mail. E senza che la struttura, stra-dog-friendly, super blasonata nei motori di ricerca che ti suggeriscono il meglio, offra almeno due metri quadri di giardino recintato. Tutto aperto. Chi ha cani o gatti al seguito sa che non si può fare. 

Bibione, residence iper-dog-friendly: tutto sembra a posto, soluzione al piano terra. Con giardino. È perfetto, animali al fresco. Sto per accogliere l’offerta poi dalle sfuggenti immagini dal drone intravedo una apertura nella siepe. Sì, è aperta, ed è poi solo siepe, non c’è rete. Uno spasso per esplorare il mondo. Casso anche questa proposta dell'”accogliamo cani”. Chiudeteli, i giardini “privati”. È così difficile avere una visione etologica della vacanza?

Vuoi un recinto in spiaggia, alto adriatico? A Lignano Sabbiadoro, dog beach referenziata: 700 euro per due settimane. E siamo a settembre. Mi viene un colpo. Chissà l’alta stagione. Dai ragazzi, non si può.

Le offerte oscillano nel computo delle spese per una vacanza tra chi non chiede nulla per gli animali, chi una quota simbolica, chi una cifra ragionevole, chi invece un costo pari al soggiorno di un umano. Siamo seri. 

I recinti, appunto, sono uno dei dilemmi per un proprietario. “Si accettano cani” infatti non vuole affatto dire “animali in sicurezza”. Il mercato si adegua, la domanda sale, l’offerta raddoppia e tutti issano la bandiera della zampetta. L’animale può varcare la soglia ma questo non si declina ad una delle risposte più importanti, la più importante e dirimente: la sicurezza. E poi, chi l’ha detto che in spazi comuni, in giardini comuni profumati tutti i cani siano pronti a socializzare solo perché liberi sotto il sole dell’Argentario o delle colline senesi? 

Lidi Ferraresi, quelli per le famiglie, magari c’è qualcosa anche per me. La prima offerta che arriva è da scappati di casa. Più che una soluzione con giardino, davanti ad una pineta abbandonata a sé stessa (come quel demanio militare delle ex caserme dove il verde diventa giungla, per capirci) è un cunicolo di scale a chiocciola e poltrone letto singole in ogni spigolo di casa. Che non vede umani da chissà quanto. Rilancio: c’è altro? No, per i cani questo.

Abituata all’offerta pet-friendly di Rimini e Riccione, che frequento da anni, sia in spiaggia che in residence e alberghi, con al seguito anche 5 animali, come accaduto per anni, faccio fatica a riprendermi dallo choc.

Ma quest’anno voglio cambiare zona. Esplorare altri territori senza un giorno di viaggio in macchina per arrivare alla meta. 

Riviera del Conero. Bella casa in centro storico. “C’è il giardino. E la recinzione?” chiedo. “Guardi, l’edera nel tempo ha rovinato la serratura, però c’è un catenaccio, non passerebbe una mosca”. Lascio perdere. Mi arrivano venti foto della casa: il bagno di su e di giù, le camere, i soprammobili, ma il giardino? Quello, lo puoi solo intuire. Meglio evitare amare sorprese. Andiamo oltre. Però peccato. 

Ancora Lignano. Quasi Mitteleuropa. Le diverse agenzie che contatto via web neanche rispondono. Un albergo pet-friendly fa anche locazioni. C’è un appartamento, il piano superiore di una villetta. Ampio terrazzo. Al piano sotto un’altra unità abitativa, e un giardino comune. Quasi quasi ci sto per cadere e accettare. Poi l’occhio mi cade lì. Sulle scale dal piano superiore al giardino. Non c’è un cancelletto. Quindi i cani, e il gatto, devono restare rinchiusi in casa, e neppure si può sfruttare l’ampio terrazzo, aprire una portafinestra, la porta di casa. Mondo, aspettami, direbbe il cane inforcando le scale e aspettando solo che si apra il cancello sulla strada. Amen. “Accettiamo cani”, insomma.

L’alternativa è l’agriturismo, la passeggiata in montagna. Ma cerco una vacanza quest’anno un po’ meno sportiva, faccio attività già tutto l’anno con i miei animali. Magari provo la Toscana declinata a tutte le sue offerte che finiscono in -aia, -oio, -esca… e nobili al seguito. Peccato per i prezzi. Volto pagina. Neanche settembre è accettabile. 

Scorrendo dalla quasi disperazione dopo giorni di ricerca sul web e le pagine social dove disperati come me cercano la quadratura del cerchio per andare in vacanza al mare, senza fare un mutuo, in un alloggio che dia sicurezza e spazio con due segugette e una gattina senza gambe posteriori, mi passano davanti infinite proposte nel nostro meraviglioso Sud. Case con mura alte metri, giardini veri, recintati, case vacanza reali, non ripieghi spacciati per “li accettiamo”. 

È il paradosso di un mezzogiorno dove affoghi negli abbandoni, ma dove l’offerta turistica per gli animali può essere in molti casi importante per i requisiti di cui sopra. E anche economicamente più attraente. Incredibile. 

Chi ha il pane non ha i denti. Quest’anno va così, il prossimo mi organizzo più tappe e scendo al Sud, giuro.

Poi, alla fine, un’amica mi suggerisce un’agenzia sui lidi ferraresi, dove andava da piccola. Dai, riproviamo. Mezz’ora e arrivano cinque proposte. In due puoi avere più di un animale. Basta, mi fermo qui. Giardino grande, sigillato. Ombreggiato. Attorno non piscine e scivoli, non dieci educatori e venti dog sitter e animazione ma spazi infiniti per le nostre passeggiate. Quando si vuole, se alle due “iene”, Perla e Brioches, va di fare un salto in spiaggia la mattina presto, andiamo a bagnarci le zampe ma non le obbligherò a stare legate al mio ombrellone o far cambiare la loro memoria di razza imponendogli di stare immobili sull’asciugamano con la longhina sempre in attenzione.

Andrò, tornerò, e vi racconterò. 

di Stefania Piazzo

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